“Blu è il colore del mondo” sabato pomeriggio all’Exme
La Libera Università di Carloforte presenta il libro di Giuseppe Boy
Sabato 25 gennaio, alle 17, Giuseppe Boy, cagliaritano di nascita e carlofortino d’adozione, sarà protagonista all’Exme di un evento. Metterà in scena la sua ultima opera poetica ‘’Blu è il colore del mondo’’, raccolta di poesie scritte nell’arco di dieci anni, con cui racconta la propria visione del mondo maturata dall’ultimo piano di un palazzo al centro di Cagliari. Una visione a tratti rassegnata, disillusa ma matura e consapevole, dove emerge una condanna alla società di oggi, rea di indifferenza verso il dolore dell’umanità, colpevole di auto referenziarsi e incapace di assumersi le responsabilità necessarie a migliorare questo mondo destinato a sgretolarsi nell’individualismo.
L’evento, organizzato dalla Libera Università di Carloforte con il patrocinio del Comune, è a ingresso libero e aperto a tutti. Verrà introdotto da Maria Simeone e alcune poesie saranno accompagnate dalla chitarra oltre che recitate. Giuseppe Boy infatti non è solo un poeta. Classe 1959, sin dagli anni ottanta si è occupato anche di teatro, musica e cinema. Ha realizzato laboratori pedagogici, lavori teatrali basati sulla poesia e sulla vita dei poeti, spettacoli di letture, video-poesie e recital-concerti con dei musicisti con i quali ha fondato il gruppo I Begli Elementi. Oggi la sua attività più importante è il cinema: ha lavorato con registri come Stefano Sollima, Laura Bispuri, Gianfranco Cabiddu e Enrico Maria Artale. Ha partecipato a diversi cortometraggi, serie tv e film, come “Anna”, insieme all’attrice carlofortina Rose Aste (richiamare articolo), “La coda del Diavolo” e, per ultimo, “L’occhio di San Salvatore”, diretto da Roberta D’Aprile, per il quale ha ricevuto un prestigioso premio internazionale come miglior attore di cortometraggi.
“Blu è il colore del mondo” è il suo quarto libro di poesie, dopo Autoritratto di un uomo palloso (autoproduzione 2010), Ho ancora tutta la vita da rimettere a posto (ed. Cenacolo di Ares, 2012) e Sisifo Invecchiato (ed. Cenacolo di Ares, 2015).
In questa ultima raccolta la sillogesi sviluppa lungo 78 pagine suddivise in quattro capitoli collegati tra loro, uno la conseguenza e la logica evoluzione dell’altro: Io, Voi, Noi e Blu. Le prime letture sono dedicate ad alcuni versi evocativi del blu, il colore del mondo, per poi spostarsi su uno scenario in cui l’autore, abilmente, crea una sceneggiatura capace di condurre gli spettatori nella lettura dei suoi versi: un uomo, seduto davanti alla finestra del suo salotto, prende una chitarra in mano e inizia a dare ritmo a una serie di pensieri e di riflessioni su ciò che si rivela oltre quella finestra.
Apre il sipario l’Io, con la consapevolezza, nonostante tutto, di voler sapere ancora qualcosa della vita e la riflessione sul tempo che passa “in mezzo a questa umanità che brancola desolata fra le macerie del mondo”, (Hic et nunc). Prosegue con Voi e l’indignazione per una classe politica inadeguata, sia in forma ironica (Intermezzo: poesiuola politicizzata), sia di chiara critica (Dialettica politica), la condanna al razzismo, il richiamo alla spietatezza della guerra, alle odissee dei migranti. Tagliente il flusso di coscienza che scaturisce con Noi, “Sparpagliati esseri ormai incapaci di essere, essenzialmente, umanità (…)”, (Sole e soli), un Noi addolcito dal Piccolo dialogo sentimentale, piacevole intermezzo frutto di una situazione realmente accaduta, dedicata al raro dono dell’empatia.
E poi si conclude con il Blu, il colore del mondo, ma anche del dolore e della gioia del mondo, dove Boy inserisce una rivisitazione della poesia “Gabbiani” di Vincenzo Cardarelli, in cui l’ambita libertà è sostituita da un’esistenza adagiata e priva di burrasche. In conclusione, una lirica su ciò di cui i poeti avrebbero veramente bisogno per essere tali: “(…) uno stipendio, una casa e poi l’amore.” .
“Ho un legame fortissimo con Carloforte, dove vive mia madre” dice Giuseppe Boy, “e visto che la frequento da oltre cinquant’anni mi ritengo un carlofortino d’adozione. Ho vissuto fuori Sardegna per tanto tempo e, quando tornavo au paize ogni volta, per me, significava ritornare a casa.”
Maria Simeone