Per una settimana 90 membri del WWF International a Carloforte

Per una settimana 90 membri del WWF International a Carloforte

Il meeting tratta di Oceani e pesca sostenibile. La Regione Sardegna cerca di limitare l’installazione di impianti offshore

Da oggi a venerdì 90 membri di WWF International sono riuniti a Carloforte per discutere di cambiamenti climatici, pesca sostenibile, fosse oceaniche e problemi dei mari profondi o aree marine “beyond jurisdiction” in acque internazionali. Il Global Oceans Meeting si tiene a porte chiuse, è finanziato anche dal Parco Geominerario storico e ambientale della Sardegna e dal Comune di Carloforte, vi partecipano membri dall’Australia, da Singapore, dalla Malesia, dalle Filippine, dal Cile, dal Canada, da molti altri Paesi. Per il Mediterraneo, a parlare di Oceans Practice, ci sarà Alessandro Buzzi, “Global tuna lead” che già due anni fa era stato a Carloforte durante il Girotonno e aveva fatto una dettagliata relazione sulla sostenibilità delle tonnare fisse rispetto alla cattura con altri metodi. Proprio quelle tonnare di Carloforte e Portoscuso che sono a rischio di scomparire per l’installazione dell’impianto eolico offshore Ichnusa Wind Power, 42 megaturbine a 19 miglia dalla costa, sulle rotte dei tonni rossi, che formerebbero un impatto di 30 chilometri per 10. Uno scempio non solo visivo, per il quale sono già iniziate le trivellazioni dei fondali, in fase avanzata di Valutazione di impatto ambientale. Un rischio per la navigazione, la pesca, il turismo, l’habitat. Anche secondo illustri biologi marini come il professor Antonio Di Natale, uno dei massimi esperti dell’ICCAT, che ha lavorato in 53 Paesi e ora è alla Fondazione Acquario di Genova, produrrà onde elettromagnetiche e sonore, oltre agli schiocchi dati dalle catene di ancoraggio che potrebbero deviare il passaggio dei tonni rossi o influire sull’alimentazione e la riproduzione delle specie migratorie. Il tema non è in agenda in questi cinque giorni di WWF meeting.

Lo è invece a livello regionale. Non solo perché quella di San Pietro è l’isola minore in Italia con il maggior numero di richieste al MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) di impianti eolici offshore attorno: ben 8, circa 300 pale, se fossero tutti approvati. L’intera regione Sardegna è presa d’assalto dalle multinazionali anche via mare, che vorrebbero installare nei prossimi sei anni 23 offshore windfarm, persino davanti al Golfo degli Angeli, ad Alghero, Bosa, La Maddalena, San Teodoro.

Una settimana fa la giunta sarda ha messo le mani avanti e ha espresso parere negativo sul piano di gestione dello spazio marittimo “Tirreno-Mediterraneo Occidentale” proposto dal governo, per ora in conferenza Stato-Regioni. “Nonostante le nostre ripetute osservazioni in sede di Comitato Tecnico, il Piano risulta essere tutt’ora incompleto e privo di misure specifiche per le aree oltre le 12 miglia nautiche. Mancano inoltre le risorse economiche indicate come necessarie all’interno del Piano stesso e, soprattutto, la regolamentazione necessaria per gli impianti” ha scritto Alessandra Todde.

“Come se non bastasse, non è stata neanche accolta la nostra richiesta di limitare l’installazione degli impianti a oltre le 25 miglia (oltre 40 km) dalla costa, garantendo che non siano visibili dai percorsi panoramici. Quindi, per questi e altri motivi, la proposta del Governo è per noi irricevibile, oltre che sostanzialmente inefficace.

La Regione Sardegna sta lottando per difendere il proprio territorio in nome di una transizione ecologica che sia equa, democratica e che preservi il nostro patrimonio ambientale. Vogliamo una pianificazione territoriale e marittima rispettosa delle esigenze delle comunità e dell’Isola.

Si è persa nuovamente l’occasione di pianificare un atto così importante in maniera condivisa con le Regioni. Non possiamo più permettere che la mancata pianificazione delle aree idonee, anche per gli impianti off-shore, lasci spazio alla speculazione o al disordine”.

Mercoledì il Comitato No speculazione energetica Carloforte leggerà una lettera-appello durante il meeting internazionale del WWF per sensibilizzare sull’argomento.

Susanna Lavazza