Venerdì 17 inizia il Carnevale: le feste di ieri e di oggi
“In fuga” a teatro e il Sanremo carlofortino al Cavallera
L’è e dissette de zenà, “ sono le diciassette di gennaio”, questa è la traduzione letteraria del titolo di un’antica canzone tabarchina che si canta ogni volta che si trascorrorono un paio di ore con gli amici, in compagnia di una chitarra; ma questa frase, stranamente al femminile, indica anche, e proprio,17 di gennaio che, nel calendario “carlofortino”, è il giorno che segna l’inizio del Carnevale.
Sin dai tempi più remoti, il Carnevale è sempre stato un periodo dell’anno molto importante a Carloforte. Un momento di divertimento e spensieratezza, e come tale quel giorno andava (e va) festeggiato. Il modo tradizionale per dare il benvenuto al Carnevale è quello di riunirsi con gli amici in una casa di campagna, cucinare insieme un gustoso pranzetto e poi passare il pomeriggio a cantare insieme i canti tradizionali, accompagnati da una chitarra, il che a Carloforte è racchiuso in una sola parola: casciandra.
Fino a qualche decennio fa, dopo avere cantato per ore, si proseguiva la festa, nel tardo pomeriggio, in Piazza Pegli. Tutti i gruppi di amici si incontravano lì per festeggiare insieme. Ragazzi e ragazze si prendevano la mano e si mettevano in cerchio, formando un “girotondo”. Giravano, cantando, intorno a un ragazzo e una ragazza scelti a caso e messi nel centro del cerchio (talvolta anche contro la loro volontà). Poi d’un tratto il cerchio si fermava e i “malcapitati” dovevano scegliere rispettivamente una ragazza e un ragazzo del cerchio e dar loro un bacio sulla guancia, il che, all’epoca, era già tanto. I “bacianti” quindi si univano al cerchio lasciando il loro posto ai “baciati”.
E il cerchio riprendeva poi a girare e a cantare. In questo gioco, semplice ma simpatico, molti speravano di essere baciati dalla persona del cuore, pensando che questo potesse essere un gesto per capire i suoi sentimenti; spesso però si riceveva il bacio dalla ragazza più brutta o dal ragazzo più antipatico. Ma ciò non aveva importanza. Nuovo “giro” , nuova “corsa”. Tutto poteva succedere e la speranza si riaccendeva; e a volte il miracolo succedeva. Il gioco del girotondo finiva di sera tardi, quando tutti i ragazzi si dirigevano verso il vicino teatro Cavallera a ballare e finire la serata in allegria.
Col passare degli anni il girotondo durava sempre di meno, perché i ragazzi, ormai cresciuti, non vedevano l’ora di andare a ballare. Finché piano piano, quella semplice ma bellissima usanza è andata a scemare. Ma la “casciandra delle diciassette”esiste tutt’oggi (sempre e ancora al femminile), segno che anche le nuove generazioni hanno voglia di incontrarsi e stare insieme per accogliere al meglio il Carnevale. Il tempo passa e qualche tradizione antica svanisce, lasciando il posto ad una più moderna (anche se non sempre più bella), ma quelle importanti rimangono. Sono le tradizioni che tengono unita la comunità e che fermano il tempo nel suo scorrere inesorabile; anche se per poco. Sono quelle che servono a ricordare e creare nuovi ricordi; quelle che fanno stare bene, che fanno ridere e sorridere. Sono ciò che aiutano a vivere la vita nel miglior modo possibile. E i carlofortini, questo, lo sanno fare egregiamente.
Quest’anno, oltre alla festa tradizionale, venerdì 17 gennaio arriva a Carloforte lo spettacolo teatrale “In fuga” (già in scena al T.off di Cagliari), metafora sulla fuga dalla società e sulla follia, con Monica Perozzi e Raffaele Risoli. Prodotto da Teatri Improrogabili, si ripeterà anche la sera dopo al Teatro La Bottega di via Venezia (h 19.15). Sabato 18 gennaio dalle 20.30 al Cavallera va in scena “Il nostro Sanremo”, spettacolo musicale tra storia, curiosità e aneddoti del Festival della canzone italiana presentato da Giampaolo Leone e Mariano Stefanelli con cantanti di Carloforte. I biglietti sono quasi esauriti: per prenotazioni mandare un whatsapp ai numeri 340.4129546 oppure 339.2866719.
Rosanna Maurandi