I nuraghi, il sole e la luna: sabato 20 maggio a Carloforte si parla di archeoastronomia
All’Exme, alle 18, Mauro Peppino Zedda e Paolo Littarru raccontano 30 anni di studi in un incontro organizzato dalla LUC
Sono tanti oggi a sostenere che gli antichi abitanti della Sardegna innalzarono circa 10 mila nuraghi agli dei Sole e Luna e diedero così un’impronta di sacralità all’isola. Già nel I secolo a.C. Diodoro Siculo chiamava le torri nuragiche “templi degli dei”. La loro funzione di difesa o residenziale è molto dibattuta. Ma c’è chi ha dedicato una vita a dimostrare che i monumenti arcaici o megalitici sardi (quindi anche domus de janas e tombe dei giganti) appartengano alla sfera del sacro e siano disposti secondo un preciso orientamento, in base ai solstizi e ai punti di arresto della luna: Mauro Peppino Zedda. Questa passione gli ha proprio cambiato la vita. Da agricoltore di Isili a studioso di archeoastronomia, autore di pubblicazioni sulle più prestigiose riviste scientifiche del mondo.
Sabato 20 maggio alle 18, all’Exme, Zedda sarà presente insieme all’ingegnere di Cagliari Paolo Littarru, che ha valutato per trent’anni i suoi studi e li ha sempre sostenuti. Illustreranno due loro libri sull’argomento e si confronteranno con l’archeologo Pier Vitiello, docente ai corsi della Libera Università di Carloforte, che ha organizzato l’evento, con il patrocinio del Comune.
Ma che cos’è l’archeoastronomia? Spiega Pier Vitiello: “Si riferisce alla conoscenza e comprensione che gli antichi popoli della Terra avevano dalle osservazioni dirette della volta celeste, di come li hanno interpretati e utilizzati all’interno delle loro culture, ma anche allo studio degli allineamenti, solari, lunari o stellari degli antichi monumenti. Quindi è un’associazione di studi archeologici, astronomici e antropologici”. L’argomento è discusso e suscita diverse prese di posizione in Sardegna, anche tra gli addetti ai lavori.
Lo studioso inglese Michael Hoskin, professore di storia dell’astronomia e direttore del dipartimento di storia e filosofia dell’Università di Cambrigde, si interessò ai templi a megaron sardi per la prima volta nel 1982. Poi proseguì gli studi in collaborazione con Mauro Peppino Zedda. Dal 1992 è lo stesso Zedda a pubblicare diversi libri. Una delle sue scoperte più clamorose riguarda i nuraghi polilobati: le tangenti alle torri laterali sono sempre disposte secondo un punto d’arresto del sole o della luna. Sabato, dopo la presentazione del saggio di Mauro Peppino Zedda – Astronomia nella Sardegna Preistorica – e di quello di cui è protagonista (Il contadino che indicava la luna di Paolo Littarru), si terrà un dibattito e un talk show condotto dalla giornalista Susanna Lavazza, presidente della Libera Università di Carloforte. Ospite d’onore anche l’ingegnere Littarru, dottore di ricerca in ingegneria chimica per l’ambiente e la sicurezza, specializzato in sicurezza e protezione industriale presso l’università La Sapienza di Roma, coautore della Guida archeoastronomica al nuraghe Santu Antine di Torralba (Agorà Nuragica, 2003).
Foto di copertina: Peppino Zedda, Paolo Littarru e la locandina dell’incontro
Angela Mameli